Un super Higuain non basta, la Juve si gioca il passaggio del turno a Londra. Il Pipita illude, ma alla lunga il Tottenham esce dal guscio e porta a casa un ottimo pareggio.
9 minuti e all’Allianz Stadium il match sembrava in discesa.
2-0 sul tabellino ed una Juventus sulle ali dell’entusiasmo, trascinata da un Higuain infallibile.
Tottenham ammutolito e punito severamente su due calci piazzati. Per i restanti 80 minuti di gioco, il copione è cambiato, e di netto.
Gli Spurs sono stati largamente i padroni del gioco: oltre il 60% di possesso palla e numerose occasioni da rete create che hanno messo in chiara difficoltà la difesa della Juve. Le cause di questo passo indietro sono molteplici.
Sicuramente il modulo. Il 4-2-3-1 con cui si è approcciata la squadra di Allegri ha sofferto parecchio in fase difensiva, risultando impreparato nell’uscire palla al piede dalle retrovie, complice un pressing asfissiante impresso dagli ospiti e portato avanti per tutto il corso della partita. Mandzukic, spesso designato come bersaglio per i lanci lunghi, si è visto con più frequenza in fase difensiva, come valido aiutante di Alex Sandro sull’out di sinistra. Questa sua posizione arretrata è risultata dannosa in fase di ripartenza, con il solo Higuain chiamato a duellare con i centrali del Tottenham, perennemente in inferiorità numerica. Il pressing degli Spurs, inoltre, ha tolto sicurezza a Pjanic, raddoppiato e triplicato nella sua zona di campo, con Chiellini e Benatia che col passare dei minuti ripiegavano su lanci lunghi, visti i numerosi errori di costruzione dell’azione nella metà campo bianconera.
Matuidi: se manca lui, la squadra crolla?
Quella che sembra pesare quindi è l’assenza di Matuidi, vero e proprio equilibratore della squadra. La sua partenza da titolare in campionato coincise col ritrovato smalto in fase offensiva e difensiva, conseguente al passaggio dal 4-2-3-1 al 4-3-3. Allegri sembra vedere in Sturaro il sostituto naturale del francese, sia per caratteristiche tecniche che tattiche, ai danni di Marchisio e Bentancur. Da qui la scelta di partire, quasi a sorpresa, col 4-2-3-1, sacrificando un centrocampista a favore di un esterno d’attacco.
Dopo l’ora di gioco ha pagato l’assenza di soluzione offensive fresche da inserire dalla panchina, e quindi la mancanza di brillantezza in ripartenza. Dall’altra parte ha impressionato la superiorità fisica e tecnica di Dembélé. Col nazionale belga che ha oscurato Khedira, in netta difficoltà come a Firenze. Su Eriksen c’è poco da dire, chi guarda la Premier League con costanza conosce le sue qualità fuori dalla norma, in fase di possesso e anche di ripiego, ora anche a Torino il danese verrà ricordato come un giocatore di altissimo livello. A Wembley, per guadagnarsi un pass per i quarti di finale, sarà necessaria un’inversione di rotta, il ritorno di Matuidi e Dybala darà ossigeno ad Allegri, momentaneamente alle prese con una rosa acciaccata ed un calendario fitto d’impegni.