Paese che vai, usanze che trovi. Guardando alla nostra cara Italia calcistica, le abitudini riguardanti l’Europa League non erano delle migliori. Avversari sottovalutati e impegni snobbati erano all’ordine del giorno e sempre più squadre rinunciavano a provare seriamente la corsa alla coppa, preferendo dedicarsi completamente al Campionato.

Ed è un po’ il caso del Napoli, che all’andata al San Paolo contro il giovane e talentuoso Lipsia è caduto per 3-1. Nonostante ciò, a qualificazione ormai compromessa, nella gara della Red Bull Arena di ieri sera, gli uomini di Sarri sono scesi in campo proponendo il loro gioco e abbandonando la scelta di utilizzare le seconde linee. Ecco dunque una partita scoppiettante, vinta dagli azzurri con un due a zero che non basta per la qualificazione ma che dimostra quanto i partenopei volessero redimersi dopo la figuraccia della scorsa settimana. Probabilmente il Napoli è lontano dall’èlite del calcio europeo proprio per questo: lo “status” della società di De Laurentis non è ancora stabile e forse anche per questo che si continua ad avere sempre qualche se e qualche ma quando si parla di una squadra che spesso viene inquadrata come fortissima ma – allo stesso tempo – prodotto di un ciclo che non si ha la garanzia possa essere continuativo nel tempo. Il passaggio del turno contro una squadra come il Lipsia, che rappresenta una bestia nera a livello di idee di gioco per il Napoli, sarebbe stato un tassello in più all’interno del processo di crescita dei ragazzi di Sarri.
A Lazio e Milan basta giocare al massimo una partita su due al 100% ed il gioco è fatto. I laziali ed i rossoneri hanno fatto valere il loro tasso tecnico e hanno avuto la meglio su Steaua e Ludogorets. Per profondità della rosa, ambizioni, e obiettivi stagionali, la squadra di Inzaghi e quella di Gattuso sono due potenziali favorite della competizione, nonostante proprio il Milan abbia avuto un sorteggio sfortunato pescando l’Arsenal. La corsa in campionato per il posto Champions toglierà sicuramente energie alle due compagini che però hanno una rosa in grado di poterle rendere competitive su tutti i fronti.
Concludiamo con l’Atalanta, la favola più bella di questi sedicesimi insieme all’Ostersuund. I bergamaschi hanno messo in mostra il loro gioco dispendioso ed a tratti spettacolare senza mai variare la loro identità. Lo hanno fatto con la forza delle idee di Gasperini e la pianificazione della società e di Percassi, presidente modello che, per passione e competenza, tutta Europa invidia alla dea dopo questa corsa in Europa League.
I bergamaschi hanno fallito qualche gol di troppo e forse Gasperini ha fatto qualche cambio tardivamente.
Al di là di ciò, però l’Atalanta ha regalato 180 minuti nel complesso esaltanti, contro una squadra uscita da un girone difficile di Champions e forte di un roster che si sta riprendendo dopo una partenza a singhiozzo di Bosz. L’Atalanta, nonostante la sconfitta, ha regalato un sogno ai propri tifosi, onorando la maglia e non snaturandosi.
Una cosa fantastica se si considera che, in un paese in cui spesso si mettono i risultati sopra ogni cosa, fallendo proprio per questo, l’Atalanta verrà ricordata come una delle più splendide perdenti degli ultimi anni.