Sepp Maier sta guardando uno dei tanti canali di Amsterdam dalla finestra del suo hotel. È triste, è incazzato; vuole buttarci tutta la sua roba in quel canale. Il Bayern, il suo Bayern, ha perso 4-0 contro l’Ajax: è finita. Bestemmia e si lamenta, il cervello si contorce su quel che poteva essere e non è stato. Non riesce a prendere sonno. Rifiuta di andare a cena coi compagni, preferisce affrontare i giornalisti: «Conoscete qualcuno disposto a pagarmi uno stipendio mensile di 300 marchi? Perché voglio smettere di giocare a calcio».
Eppure, prima della finale di Istanbul del 2005, Ajax – Bayern Monaco (nonostante il risultato finale di 4-0) era stata definita come la più bella partita di sempre disputata in Coppa dei Campioni. Il gioco degli olandesi era stato qualcosa di mai visto, un’avanguardia tattica, una rivoluzione prospettica del Mantegna, così come ricorda l’ex difensore della nazionale francese Robert Budzynski al quotidiano L’Equipe: «Ancora oggi ho dei flashback di quell’incontro che non potrò mai dimenticare. La lezione di calcio che quell’Ajax impartì ai suoi avversari avrebbe fatto il giro del mondo». L’Ajax incantò il pianeta. L’Ajax vinse la sua terza Coppa dei Campioni consecutiva.

Johan Cruijff, l’uomo che cadde sulla terra. Ridurre il calcio totale degli olandesi a dei meri schemi è stupido e semplicistico.

La convinzione del loro allenatore Michels era una e una sola: tutti i giocatori in campo dovevano partecipare sia alla fase difensiva che a quella offensiva. Il concetto di «calcio totale» era questo, anche se Michels preferiva una definizione più suggestiva: «Arancia meccanica». Per intenderci, l’unico ad aver tentato qualcosa di altrettanto rivoluzionario è stato Oronzo Canà con il suo 5-5-5.
Molte delle idee di Michels, come la sovrapposizione dei terzini o i movimenti poco profondi dell’ala, erano stati mutuati e adattati dagli schemi delle nazionali del Brasile, dell’Inghilterra, dell’Ungheria e dell’Italia. I suoi allenamenti strizza-palle erano così intensi che fu soprannominato «il generale». Obiettivo: eseguire il calcio totale in maniera istintiva e immediata.
Ruud Krol, storico difensore dell’Ajax e della Nazionale olandese, disse: «Non siamo mai scesi in campo con le gambe appesantite dagli allenamenti, ma sapevamo sempre cosa dovevamo fare. Lui (Michels, ndr) riconosceva subito le nostre abilità e ci dava quella tranquillità e sicurezza dicendoci che avremmo fatto le cose giuste. Non ci dava delle indicazioni da seguire in maniera precisa perché sapeva che eravamo intelligenti al punto tale che avremmo capito cosa fare in quel frangente del match».