«Cassanata: gesto, comportamento, trovata, tipici del calciatore Antonio Cassano». [Enciclopedia Treccani]
Si potrebbe riassumere con queste parola, coniata da Fabio Capello, la carriera – ma forse anche la vita – di Antonio Cassano, uno dei più grandi talenti del calcio italiano degli ultimi anni. L’istantanea che viene in mente pensando al Pibe de Bari è senza dubbio il primo gol in serie A. In quel 18 dicembre ‘99 Antonio non ha neanche 18 anni, ma mostra già le stigmate del grande campione. Stop al volo di tacco sul lancio di Perrotta, controllo di testa, dribbling e destro all’angolino. Da quel giorno l’Italia e il mondo del calcio si accorgono di lui. Non solo per le sue giocate. Antonio ha una carattere difficile, che a fatica riesce a tenere a bada. Nonostante a Roma dimostri il suo talento, in alcune occasioni crolla. Basti pensare alle famose corna fatte a Rossetti in un Milan-Roma di Coppa Italia. Ma Antonio è forte, è più forte anche delle sue “cassanate”. E il Real Madrid lo compra. Ecco, se a 24 anni ti trovi con l’ingrato compito di entrare a far parte dei Galacticos e, alla presentazione, ti presenti con un pellicciotto, la personalità non ti manca. Ma non ti mancheranno neanche i guai. Perché se a Bari o a Roma, certe tue bravate possono essere insabbiate, nel club più prestigioso al mondo no. Non ti perdoneranno i chili di troppo (celebre l’imitazione di Carlos Latre e il soprannome ‘El gordito’) e nemmeno l’imitazione di mister Capello, peraltro divertentissima. Ma Cassano è così, o è bianco o è nero, non esistono sfumature. Perché FantAntonio non è mai andato via con la mente e il cuore dai vicoli di Bari Vecchia in cui passava i pomeriggi regalando tunnel a chiunque si avvicinasse. Uguali al Bernabeu, a Marassi o a San Siro, conditi dalla stessa irriverenza. Fino a che, con l’incredibile vicenda di Verona, sembra essere tutto finito. Sempre che la mamma non lo lasci giocare “ancora 5 minuti”.
Soundtrack: La leva calcistica del ‘68, Francesco De Gregori.