Corrado De Rosa è uno psichiatra che dopo aver scritto dell’uso della follia nei processi di mafia e terrorismo, si è dedicato alla sua grande passione, il calcio. E ha fatto benissimo: questo libro è un libro divertente, e vi basterà leggere l’incipit per essere d’accordo con me. Tuttavia, definirlo divertente è riduttivo: la parola giusta è autentico. Come scrive De Rosa nel suo libro: «Il tifoso è rompipalle, bipolare e sognatore. E deve essere così».

Forse ci sono solo due modi per scrivere bene di un libro: far parlare “l’anima del testo” è uno di questi. Terminata la lettura, ho inviato una mail a De Rosa con un paio di domande: qual è la tua idea di calcio attuale? E, domanda due, perché hai scritto il libro? Ecco le sue risposte: «La mia idea di calcio attuale è riassunta nella frase finale del lavoro: capisco gli interessi economici e le brutture che ci sono dietro, ma rivendico l’idea che il calcio possa essere un momento di passione.
Se non lo pensassi, non andrei allo stadio. Ho scritto il libro perché leggo letteratura sul calcio da quando ero ragazzino e ne sono appassionato, e perché frequento lo stadio da quasi trent’anni (ne ho quarantuno) e da quasi trent’anni vedo tipologie di tifosi uguali a se stesse. Mi piaceva raccontarle e descrivere i loro splendori e le loro miserie».