«Il mio era un calcio dove c’era maggior rispetto dei ruoli». Firmato Salvatore Sasà Soviero, ex portiere e testimone di un calcio che ormai non c’è più.Chi se lo ricorda solamente per qualche estemporanea intemperanza (mentre altri commisero illeciti…) dimostra  superficialità e scarsa memoria: Salvatore “Sasà” Soviero è stato soprattutto un buon portiere, come dimostrano i vent’anni di carriera da estremo difensore di compagini quali (tra le altre) Genoa, Venezia, Salernitana e Reggina.

Salvatore, dopo aver appeso i guantoni al chiodo sei diventato allenatore?
 «Sì, sono diventato allenatore, guidando la Palmese (squadra del mio paese, Palma Campania), gli umbri del Città di Castello e il Real Volla. Ora, però, ho altri progetti: ho una mia attività come allevatore di cavalli di razza, nonché un ristorante».
Ritieni che questo calcio sia differente rispetto a quello (neanche troppo lontano) che era il tuo? Sembra un calcio-videogioco…
«Diciamo che il calcio dei miei tempi era più umano, più veritiero, dove c’era un maggior rispetto dei ruoli (per primo quello dell’allenatore). Questo, invece, è un calcio dove conta quasi più l’apparire che l’essere, e nel quale faccio fatica a riconoscermi, forse a causa del mio essere schietto e sincero».
Senza nulla togliere alle altre compagini nelle quali hai militato, tanti ti ricordano quale “estremo baluardo” di Genoa, Venezia, Salernitana e Reggina.
«Il Genoa è la società calcistica più antica d’Italia: sono contento d’averci giocato. Il pubblico genoano merita grandi soddisfazioni».
E il Venezia?
«Al primo anno in Serie B ha fatto benissimo. Non dimentichiamo che arriva dalla Serie D: la dirigenza statunitense sta lavorando bene».
Non dimentichiamo la “tua” Salernitana…
«I sostenitori salernitani sono straordinari, meriterebbero la massima Serie. Purtroppo non si riesce ad organizzare una squadra che possa lottare per il vertice, e ciò è un vero peccato, perché Salerno è una grande piazza e meriterebbe di più».
Un giocatore che ha sempre dato il massimo come te sarebbe stato un elemento perfetto per il Torino.
«Il Torino è una squadra che lotta col cuore: quando si dice “cuore d’oro” si pensa al Torino».
Torino che quest’anno è stato allenato da un certo Walter Mazzarri…
«Di certo Mazzarri non mi sta molto simpatico fin da quando lo ebbi come allenatore alla Reggina (e gli dimostrai il mio valore). Diciamo che ha le sue idee e le porta avanti con convinzione».