Certe volte i trofei non sono tutto, certe volte i calciatori più rinomati non fanno di una squadra il simbolo di una città, certe volte la storia e l’amore per una “piccola” resistono ad ogni delusione. Certe volte però, è davvero difficile.

Un turista che arriva a Monaco di Baviera sa già che verrà sommerso da gadget e souvenir che onorano il Bayern Monaco, la squadra più titolata della Bundesliga, in quanto la sua fama è ormai nota in tutto il mondo. Ad attenderlo però, troverà una sorpresa forse inaspettata: di fianco all’area dedicata a questi, in ogni negozio, viene dato lo stesso spazio a un altro team, poiché la città sarà pure biancorossa ma il suo cuore è bianco e blu.

La prima squadra della città

Il TSV Monaco 1860 è stata la prima squadra della città, nata ufficialmente nel 1899 dalla passione di un gruppo di universitari che affascinati da questo sport inglese chiamato calcio hanno deciso di portarlo nella loro Monaco fondando un team che nella sua storia ha vinto una Bundesliga, due coppe nazionali, ha giocato una finale di Coppa delle Coppe, purtroppo persa contro il West Ham e si è qualificato nel 2000 per la successiva Champions League.
Nulla a che vedere con la sua rivale che di trofei ne ha vinti anche troppi e che è ormai praticamente imbattibile in Germania, anche se ogni anno qualcuno ci prova, basta chiedere al Lipsia, ma questo non basta a fiaccare lo spirito di chi a questi colori è legato nel profondo.

 Uno stadio per due

La storia di queste due società è sempre stata molto differente ma a dispetto delle diversità e del livello di prestigio, si sono trovate comunque a condividere lo stadio per ben 91 anni. Dal 1926, infatti, i club hanno giocato al Grünwalder Stadion, all’Olympiastadion e infine dal 2005 alla rinomatissima Allianz Arena.
Il percorso che li ha portati a insediarsi in quest’ultima è stato reso accidentato dall’amministrazione comunale alla quale facevano comodo gli introiti derivanti dalla tassa di locazione che i club pagavano per giocare nello stadio precedente. Nel 2001, però, ottennero finalmente il nullaosta per edificare il nuovo impianto in quanto da quell’anno c’era molto di più a rischio: la Germania aveva infatti ottenuto l’assegnazione dei Mondiali 2006 e lo stadio cittadino andava drasticamente ristrutturato, ma ciò comportava un’impresa difficile e soprattutto una spesa economica enorme.

25mila spettatori di media

Fu così che dopo anni di richieste le due società poterono finalmente creare nel dicembre di quell’anno la München Stadion GmbH, compagnia che avrebbe edificato e controllato l’impianto e, dopo una lunga selezione, assoldarono gli architetti svizzeri Jacques Herzog e Pierre de Meuron perché si occupassero del progetto. Il nuovo stadio fu costruito nella zona settentrionale della città, nella pianura di Fröttmaning, poichè questa era immediatamente disponibile e il tempo a disposizione era poco.
L’impianto costò circa 346 milioni di euro e fu finanziato attraverso la cessione dei naming rights per 30 anni all’Allianz, colosso assicurativo, per una cifra superiore ai 90 milioni di euro e con la vendita di azioni principalmente ad Adidas e Audi. I cuscinetti romboidali di cui è composto l’esterno hanno la caratteristica di poter essere illuminati con tre luci differenti: bianchi in occasione delle partite della nazionale, rossi per quelle del Bayern Monaco e azzurri per il TSV Monaco. Nonostante la minore rinomanza internazionale della squadra, quest’ultima può contare su un’affluenza media di quasi 25000 spettatori a partita, cifre che in Italia l’80% delle squadre possono solo sognare.

Leggi tedesche e soldi giordani

Questa proprietà condivisa tra le due squadre ha avuto una prima modifica a seguito della retrocessione dei Leoni in Bundesliga 2 a partire dalla stagione 2004-2005, quando gli oneri per la gestione diretta dello stadio da parte della società iniziarono ad essere fuori portata per i loro bilanci e decisero quindi di vendere le loro quote in modo da evitare il possibile fallimento. Nell’aprile del 2006, quindi, le quote della seconda squadra di Monaco furono cedute al FC Bayern per 11 milioni di euro con la clausola che il club avrebbe avuto diritto di riacquistarle, con interessi, entro massimo quattro anni. Questo però non avvenne mai e da allora il TSV 1860 rimase un affittuario dello stadio dove poteva giocare ma senza esserne il proprietario. Nel 2017 anche questo accordo ha avuto fine, ma procediamo con ordine.
Nel 2010 Hasan Abdullah Mohamed Ismaik, magnate del petrolio e del settore immobiliare giordano, nominato dalla rivista Forbes come il primo miliardario del paese, decise di acquistare il 60% del club per salvarlo dal fallimento. Gesto apprezzato dalla tifoseria ma egli non aveva valutato fino in fondo il funzionamento del calcio tedesco: per via della famosa “legge del 50%+1” il suo diritto di voto copriva una quota pari solo al 49%, limitazione che egli non ha mai del tutto accettato in quanto si sentiva in balìa di decisioni altrui.
Nonostante le molte promesse di portare il Monaco 1860 ad alti livelli, nella realtà la situazione del club non ha fatto altro che peggiorare trovandosi sempre più spesso a lottare per non retrocedere mentre il proprietario stesso non garantiva gli introiti necessari all’acquisto di nuovi giocatori. La stagione 2015 si è risolta con la salvezza all’ultimo minuto dell’ultima partita dei play out, grazia che non si è ripetuta quest’anno, quando la sconfitta contro lo Jahn Regensburg è costata alla squadra la retrocessione in terza divisione.

Il sogno in cui non crede più nessuno

Ismaik però, ha deciso di peggiorare le cose scontrandosi contro la DFL e sostenendo: “Ho sempre apprezzato le leggi tedesche e le ho sempre rispettate ma siamo arrivati ad un punto in cui devo dire: non può andare avanti così. Mi sto preparando a entrare in causa contro la legge del 50%+1.” A causa di ciò, però, il magnate si rifiutò di pagare la quota per l’ammissione alla terza divisione dando colpa al consiglio che gestisce la squadra, decisione che ha portato il Monaco 1860 a retrocedere ulteriormente alla quarta serie, ripartendo cioè dai dilettanti.
Come se ciò non bastasse il Bayern Monaco ha deciso di chiudere il contratto d’affitto tramite il quale dava diritto alla concittadina di giocare all’Allianz Arena, obbligando i Leoni a tornare al Grünwalder Stadion. Questo team è fonte di numerosi giovani talentuosi e possiede un seguito grandissimo ma ciò non basta a restare tra i grandi.
Tra promesse mancate e una caduta senza fine, i tifosi, pur non abbandonando la loro squadra, non aspettano altro che liberarsi del loro presidente il quale, però, non sembra voler lasciare l’incarico tanto facilmente in quanto nonostante le contestazioni e la consapevolezza che in un club tedesco non potrà mai governare come desidera, Ismaik ha deciso di restare ancora nella speranza di riportare il Monaco ad alti livelli in quanto “il Lipsia è risalito dalla quinta alla prima divisione, noi possiamo fare lo stesso”.
Ma il problema è che nessuno, ormai, crede più alla sua favola.