Avere un gemello è come avere una controfigura gratis che ti può salvare da determinate situazioni della vita, soprattutto quando si è bambini. Ma nel calcio? Avranno fatto così anche i fratelli Zenoni?

Quando avevo cinque anni feci una richiesta particolare ai miei genitori. Non volevo né ruspe né macchinine, ma desideravo qualcuno con cui giocare, visto che ero ancora figlio unico e gli amichetti li vedevo solo all’asilo. Il fratello non mi bastava, volevo qualcuno che oltre a respirare e interagire con me, fosse proprio uguale a me, con gli stessi gusti, le stesse abitudini, eccetera. Così una sera di sedici anni fa, tutto convinto, chiesi ai miei: ”Mi comprate un gemello?” e mentre lo chiedevo già me lo immaginavo, sarebbe stato come davanti a uno specchio: quando alzi un braccio e la tua immagine riflessa fa altrettanto.
Diciamo che avevo un’idea un pò distorta dei gemelli, per me erano dei veri e propri cloni dei quali mi sarei potuto approfittare. Crescendo questa idea non mi abbandonò, anzi, alle medie sognavo un gemello che mi sostituisse nelle interrogazioni mentre io ero a fare la bella vita, oppure che si prendesse le sgridate dei prof o dei miei genitori al posto mio per motivi che mi riguardavano.
Insomma nella mia testa (ma credo non solo nella mia) l’idea di avere un gemello suscitava i pensieri più diabolici. Ci sarebbe voluto un gemello anche per la domenica mattina quando si andava a giocare a calcio, soprattutto durante le trasferte che ti obbligavano alla levataccia nel giorno in cui anche Dio aveva deciso di riposarsi. Alla fine i miei mi hanno accontentato solo in parte: oggi ho semplicemente un fratello più giovane di cinque anni che è esattamente il mio opposto.

I gemelli Zenoni all’Atalanta

Troppo talento per un corpo solo

Più fortunati invece sono stati i fratelli Zenoni, due gemelli calciatori, talmente uguali che, quando te li trovavi nelle figurine, un fratello lo incollavi e l’altro lo scambiavi credendo che si trattasse della stessa persona. Chissà se in passato, durante i loro trascorsi comuni nell’Atalanta, hanno mai giocato con l’arbitro a far ammonire o espellere il fratello anziché loro stessi?
Una cosa però è certa, in casa Zenoni c’era talmente tanto talento che la mamma non ha potuto concentrarlo in una sola persona, ma in due, un po’ come quelle promozioni al supermercato simili alle tabelline: 2X1 o 3X2. Damiano e Cristian sono quei gemelli impossibili da riconoscere: stessi occhi, stesso colore di capelli, stessa altezza; per distinguerli devi leggere il ruolo sulla figurina o la loro carriera su Wikipedia.
Damiano, centrocampista, dopo i primi anni in nerazzurro, ha vestito le maglie di Udinese, Parma e Piacenza per poi chiudere carriera nella Grumellese, squadra di eccellenza nella quale due anni dopo viene raggiunto dal fratello Cristian che invece in carriera si è trovato a vestire qualche maglia in più: Milan, Juventus, Sampdoria e Bologna. Damiano sarà mica stato geloso?

I gemelli Zenoni in Nazionale con il Trap

Gemelli sì, ma non siamesi

Più che Caino e Abele, i fratelli Zenoni assomigliano di più ai fratelli Vanzina, stesso settore, due ruoli diversi, ma una carriera importante costruita insieme. Attualmente si godono la pensione da separati, Cristian è collaboratore tecnico di William Viali alla guida del Sudtirol in mezzo alle mele del Trentino; Damiano invece si trova qualche chilometro più a sud, nel bresciano, dove guida la Berretti del Feralpisalò.
Avranno un futuro sulla stessa panchina? E se si a chi toccherà fare il mister e a chi il vice? Per adesso, senza nulla togliere ai fratelli Filippini, per me rimangono i veri gemelli del calcio, visto che, da buon genoano, non ricordo nessuna coppia Vialli-Mancini in grado di far vincere alla concorrenza lo scudetto 1990-91. Scherzi a parte, alla fine, essere gemelli ha i suoi pro e i suoi pro.