Today is the day

Ci siamo, il giorno più atteso nelle due sponde del naviglio è arrivato. Il giorno in cui San Siro, la scala del calcio, si colora con le sfumature di una città intera: è il giorno del derby, qui a Milano.
Arrivo in città intorno alle 17. C’è già grande fermento intorno allo stadio, con centinaia di tifosi ad aggirarsi allegri tra i vari stand presenti sul piazzale, tra chi si beve una birra in compagnia e chi procede con gli acquisti dei gadget della sua squadra del cuore dell’ultimo minuto.
Le foto del Meazza si sprecano, così come quelle del tramonto milanese mentre si sale per arrivare al proprio settore, girando come trottole composte per gli anelli dell’impianto.

All’interno l’atmosfera è già pepata, con le curve in buona parte già presenti a sistemare i dettagli delle rispettive coreografie, senza farsi mancare i primi simpatici sfottò.
Con il passare dei minuti lo stadio si popola sempre di più, con una divisione di tifo inconfutabilmente a favore dei colori nerazzuri, padroni di casa per la serata.
Nella mia fila sono l’unica fiera milanista, con qualche altro sporadico coraggioso sparso a sedere alle mie spalle. Davanti a me ci sono tre ragazzi, due interisti e un milanista: <<Almeno non sono da solo!>>, afferma il compagno rossonero, <<Posso offrirti un biscotto?>>.
Con il sold out ormai materializzato davanti ai miei occhi, le squadre scendono in campo per il riscaldamento; inizia il Milan, con giocatori e staff tecnico accolti da una bordata di fischi, mentre è da ovazione e applausi l’ingresso dell’inter.

I minuti che precedono l’inizio della partita sono la sintesi perfetta del connubio tra calcio e tifo: musica, cori, bandierine svolazzanti e le coreografie che lentamente prendono forma nelle curve, a scontrarsi, guardandosi in faccia da un lato all’altro del campo.

L’arbitro fischia il calcio d’inizio e il corpo di ogni singolo tifoso sprigiona tutta l’adrenalina di cui è capace. Sarà anche vero che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere, ma per il popolo di San Siro la gioia inizia dopo le 20:45.
In campo è spettacolo vero: il gol di Icardi è un lampo inaspettato che fa saltare gli interisti dalle poltroncine, così come il ’45 che arriva in un batter d’occhio, rispetto a quando lo stesso match lo si gode dal divano di casa. Forse anche la percezione del tempo ha un mondo tutto suo, nel tempio del calcio.
La ripresa si apre con il pareggio al millimetro di Suso, dove noi milanisti urliamo tutta la nostra gioia, facendoci ben sentire dai cugini rivali nonostante la netta minoranza.
I quattro posti accanto a me, rimasti vuoti fino a quel momento, trovano i legittimi proprietari in alcune ragazze interiste arrivate tardi. <<Il primo tempo me lo sono persa, ma almeno il secondo me lo guardo>>, mi dice una di loro, <<siamo rimaste bloccate in coda in autostrada!>>.
Il botta e risposta è al cardiopalmo: il raddoppio del capitano dell’Inter è pazzesco, così come l’autogol di Handanovic, che regala il 2-2 ai rossoneri e fa rischiare l’infarto a noi tifosi dalla prepotenza dell’esultanza.
Quando sembra che la partita si avvii verso un giusto pareggio, ci pensa la follia di Rodriguez in area a decretare il rigore per il biscione: dal dischetto Icardi non sbaglia, firmando una tripletta ed esultando in stile Messi, sotto una Nord in estati per il suo spietato bomber.
E mentre sulla note di “Pazza Inter” San Siro si svuota, per le scale i tifosi intonano cori festanti di vittoria, in una lenta marcia di discesa verso casa, in una notte sicuramente dolce per i colori nerazzuri, più amara per quelli rossoneri.
derby