In attesa del prossimo cartaceo di Soccer Illustrated e Sport Tribune che vedrà protagonista Demetrio Albertini e quel fantastico 1994 – che ormai dista 25 anni -, ecco l’intervista per lo speciale Gran Galà del Clacio 2018 ad Alia Guagni, capitano del Fiorentina Women’s Football Club e difensore della Nazionale che ci porterà ai Mondiali di Francia 2019, Alia Guagni è il simbolo di un calcio che in Italia cresce e appassiona, sempre di più.

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Dallo Speciale Gran Galà del Calcio 2018, distribuito un mese fa anche a Pitti Uomo.

Parole di Giulia Toninelli. Foto di Maurizio Borsari.

Per Alia giocare a calcio non ha mai rappresentato un problema di genere. Non lo era quando l’unico spogliatoio a disposizione per una ragazza era il ripostiglio degli arbitri e tanto meno quando il calcio femminile in Italia era ancora pressoché sconosciuto. Per Alia Guagni, difensore della Fiorentina e della Nazionale Italiana, giocare a calcio è sempre stata una questione di cuore. Così come la scelta di rimanere fedele alla sua squadra, di cui è diventata un’orgogliosa bandiera.

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Partiamo dalla domanda più banale: come ti sei appassionata al calcio?

Ho cominciato a giocare a calcio a nove anni, dopo aver provato un po’ tutti gli sport. Essendo figlia unica sono sempre stata molto legata a mio cugino, di sette anni più grande, ed è con lui che ho iniziato ad appassionarmi al pallone. Il primo anno ho giocato in una squadra di maschietti e poi dal secondo mi sono spostata in una femminile, da lì in poi non ho più smesso.

Essere donna, in questo mondo, ti ha mai creato dei problemi?

Se devo essere sincera sono sempre stata molto fortunata perché sia nella carriera che nella vita privata ho avuto a che fare con persone di grande rispetto e professionalità. Gli unici ricordi negativi, ripensandoci a distanza di molti anni, sono proprio quelli relativi alla mia prima esperienza come calciatrice, unica femmina in mezzo a tanti bambini maschi. Dovevo cambiarmi nello sgabuzzino degli arbitri perché non c’era uno spogliatoio maschile e spesso i miei compagni mi chiedevano perché non preferissi giocare con le bambole invece che a calcio. Però ero piccola e quando si è piccoli le cose scivolano addosso, non ci si fa troppo caso. Io ero felice perché potevo fare quello che mi piaceva.

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A che punto siamo con il calcio femminile in Italia?

Sono convinta che questo sia un momento di svolta. Gli ultimi tre anni sono stati fondamentali sia per la crescita sportiva che per l’interesse mediatico. Io come calciatrice mi sono accorta soprattutto del grande sviluppo nel gioco, della qualità dei preparatori tecnici e tattici con cui ho avuto la possibilità di rapportarmi e del rapporto con le grandi Società calcistiche, prima solo maschili.
Oggi c’è un grande interesse verso noi calciatrici e questo ci ha aperto un mondo di contatti, collaborazioni e una visibilità che fino a poco tempo fa era impensabile. Firenze per esempio, nel caso specifico della mia squadra che nel 2015 è ufficialmente diventata la Fiorentina Women’s Football Club, ci sta dimostrando un grandissimo affetto e ci infonde una carica indescrivibile.

foto Matteo Gribaudi/Image Sport

Per te che sei una veterana Viola, essere una bandiera nel calcio ha ancora valore?

Per me la fedeltà alla maglia è tutto. Sono fiorentina: nata, cresciuta e innamorata di Firenze.
Amo la mia città e rimanere a giocare qui è prima di tutto una questione di cuore. Ovviamente per me è fondamentale che il progetto tecnico della Fiorentina sia di alto livello, ma sono fortunata anche in questo caso. Mi trovo in una bella squadra, in una grande Società e sento l’amore per Firenze in ogni passo che faccio. Credo di aver dato tanto a questa città ma lei ha dato tantissimo a me.

Siamo a fine anno, quindi è tempo di fare un bilancio, il tuo che 2018 è stato?

Direi abbastanza positivo. Lo scorso campionato è iniziato in modo difficile ma ci siamo riprese bene e nel complesso il 2018 è stato un bell’anno. Siamo una squadra forte e competitiva, in netto miglioramento.

Qual è la calciatrice che più ti ha stupito quest’anno?

Direi Cristiana Girelli, attaccante della Juventus. L’ho incontrata come avversaria nel campionato e come compagna in Nazionale e ha saputo dimostrare grande valore e determinazione, sia nella parte più fisica che nella gestione mentale della pressione.

E il calciatore?

Devo essere sincera: non seguo tantissimo il calcio maschile. Però sono grande tifosa della Fiorentina e per questo mi viene da dire Federico Chiesa. La sua crescita in questo 2018 è stata molto evidente e mi piace il fatto che sia, un po’ come me, molto legato alla città e alla maglia Viola.

Che anno sarà il 2019?

Sarà estremamente impegnativo ma, sono sicura, pieno di soddisfazioni. La nostra Nazionale si è qualificata ai Mondiali di Francia 2019 e come squadra ci teniamo tantissimo ad arrivare preparate. Siamo consapevoli che questo evento avrà un grande impatto per il movimento del calcio femminile nel nostro paese e, proprio come abbiamo creduto nella possibilità di qualificarci per questi Mondiali, ora vogliamo dare il massimo per ottenere grandi soddisfazioni.