In attesa del prossimo cartaceo di Soccer Illustrated e Sport Tribune, ecco l’intervista per lo speciale Gran Galà del Calcio 2018 ai capitani delle due Nazionali.

Dallo Speciale Gran Galà del Calcio 2018, distribuito un mese fa anche a Pitti Uomo.

Foto di Maurizio Borsari.

Abbiamo raggiunto i Capitani delle rispettive selezioni calcistiche nazionali che hanno rivendicato unità identitaria e di obiettivi futuri: «Siamo negli stessi club, abbiamo la stessa maglia azzurra, siamo semplicemente le due metà di uno stesso universo, forse prima lontane, ma che ora cominciano ad avvicinarsi sempre più».

Inutile dire che arriviamo da un momento molto complicato, questo aspetto crea pressioni e attenzioni particolari ma offre anche una grande opportunità: da dove deve ripartire il calcio a livello di campo?

Giorgio Chiellini: Bisogna sicuramente ripartire con entusiasmo e sacrificio per tornare ai livelli che questa Nazionale ha sempre avuto. La fiducia e la serenità sono ingredienti che non dovranno mai mancare per un percorso del genere.

Sara Gama: Sul campo bisogna lavorare, con i giovani in primis, alla base, anche per rifornire la Nazionale. È scontato forse a dirsi, ma quello che manca è la pazienza e la voglia di prendersi dei rischi per fare crescere i giocatori. È bene anche attrarre nel nostro campionato grandi campioni, per innalzare il livello delle nostre squadre. Continuare a formare gli allenatori come già facciamo. E anche i nostri dirigenti, perché il loro è forse il campo più importante: dirigenti innanzitutto preparati e che abbiano una visione che non si limiti al presente. Senza una struttura organizzata tutto diventa più complicato per chi calca il rettangolo verde.

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Il calcio femminile sta prendendo finalmente piede in Italia: pensate che possa offrire un’opportunità di crescita culturale a tutto il movimento?

GC: Finalmente anche l’Italia si sta aprendo al calcio femminile come succede già in moltissimi paesi da tanti anni. È bello vedere finalmente tante bambine poter coltivare la loro passione senza quelle difficoltà che purtroppo le ragazze che sono adesso in Nazionale hanno dovuto affrontare nella loro crescita. Le donne faranno tanto per il calcio, come succede per tutti gli altri sport, ed è un discorso che può essere ampliato alla vita normale. Ci sono tante ragazze in gamba che meritano sia in campo che in ruoli istituzionali.

SG: Certamente offre un’opportunità di crescita, ma non solo culturale. Quando inserisci nuove energie in un ambiente, una volta che questo le accetta, possono solo dare un impulso positivo a tutto il sistema, nuovi stimoli e prospettive con cui contaminarsi vicendevolmente. Ovviamente rappresenta anche una possibilità di crescita culturale, che ritengo non fermarsi al solo mondo del calcio, ma piuttosto avere effetti positivi anche sulla società italiana, in cui tutti sappiamo che il calcio gioca un ruolo rilevante.

Ho giocato in Francia. All’epoca, stiamo parlando di 4 anni fa, in Italia non c’era quello che oggi abbiamo: le società professionistiche maschili al nostro fianco. Il loro ingresso ha provocato un repentino mutamento in positivo che in 3 anni e poco più ci ha portato a cose inimmaginabili fino poco tempo fa.

L’apertura a questi con alcune nuove norme emanate nel 2015 dalla Figc, ha avviato un percorso che attendevamo da tempo. Ora il savoir-faire dei nostri club, a cui non manca blasone internazionale, ci permette di lanciarci per andare in pochi anni a competere ad altissimi livelli anche con paesi che ci hanno preceduto nello sviluppo del nostro movimento. Bisogna continuare a spingere sull’acceleratore ovviamente, primo step allargare la base allevando le giovani, curando allo stesso tempo l’elite, campionati apicali e Nazionale.

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Siete i Capitani delle rispettive selezioni nazionali. Giorgio è chiamato a guidare gli azzurri in un momento difficile, Sara invece guiderà la Nazionale che si è qualificata al Mondiale e rappresenterà il calcio italiano nel mondo, ruolo che è sempre spettato agli uomini. Come avete impostato il vostro ruolo? Che rapporto c’è tra calcio maschile e femminile?

GC: Credo che ogni capitano sia diverso, non possa essere uguale a chi lo ha preceduto o a chi ha al fianco. Ho avuto la fortuna di avere tre grandi capitani come Buffon, Cannavaro e Del Piero che mi hanno insegnato che il modo migliore per essere capitano è quello di essere se stessi, con grande serenità e senso di responsabilità. Spero che fra qualche anno questi ragazzi e ragazze abbiano di me e Sara lo stesso ricordo che abbiano noi pensando ai nostri predecessori.

SG: Come detto prima, per noi il calcio maschile oggi rappresenta la nostra guida: il calcio femminile, pur essendo nato poco dopo quello maschile, è uno sport relativamente giovane, sviluppatosi con l’apporto di UEFA e FIFA in un processo lento e variabile a seconda dei vari paesi, che ha avuto inizio solo recentemente, se si pensa che da queste è stato riconosciuto negli anni Settanta. E che negli ultimi anni sta davvero prendendo piede, supportato dalla convinzione di tutti gli stakeholders. Quindi il calcio maschile per noi è innanzitutto esempio. Dal calcio maschile noi impariamo perché ha molta più esperienza di noi, più professionalità, ha strutture che oggi, da quando anche in Italia si crede nel nostro movimento, vengono riprodotte e applicate alla sfera femminile, aspetto che ci permette di risparmiare tempo prezioso.

Al Mondiale andremo quindi con orgoglio e forti del supporto del calcio maschile. In effetti, comincia a stare stretto parlare di calcio maschile o femminile. Siamo negli stessi club, abbiamo la stessa maglia azzurra, siamo semplicemente le due metà di uno stesso insieme, forse prima lontane, che ora cominciano ad avvicinarsi sempre più.

Il calcio femminile sta finalmente ricevendo le giuste cure, che gli permetteranno di diventare fondamentale e, perché no, anche trainante per il movimento calcistico italiano in generale viste le potenzialità ancora inespresse.

Sara, sei consigliere federale e Cristiana Capotondi è appena stata scelta nello stesso ruolo per la Lega Pro. Cosa pensi che possano dare le donne al mondo del calcio?

SG: Confrontarsi con il diverso è fattore di contaminazione positiva. Permette di sentire nuovi modi di pensare e di vedere le questioni, non per forza migliori. Più punti di vista e diverse capacità di approccio ai problemi che uno sguardo femminile può portare, possono solamente essere un valore aggiunto, un’arma in più.

Il Gran Galà del Calcio chiude un anno molto complicato e arriva poco dopo l’elezione dei nuovi vertici di FIGC e Lega: Cosa ti aspetti dalle istituzioni?

GC: Quello che mi aspetto è che venga anteposto l’interesse collettivo del calcio italiano a quello delle singole persone o leghe. Una cosa che dovrebbe essere la normalità ma che negli anni sicuramente non è sempre stata così.