In occasione del primo derby al femminile tra Milan e Inter, l’8 dicembre 2018 per gli ottavi di finale di Coppa Italia, abbiamo incontrato Roberta D’Adda e Manuela Giugliano, stelle di Inter, Milan e della Nazionale che disputerà il Mondiale 2019 in Francia.

Dallo Speciale Gran Galà del Calcio 2018, distribuito un mese fa anche a Pitti Uomo.

Parole di Enrica Sinesio. Foto di Maurizio Borsari.

ROBERTA D’ADDA, classe 1981, ruolo: difensore. Nel suo palmares 4 Campionati, 5 Supercoppe Italiane e 4 Coppe Italia. Top player della nazionale. Dopo aver superato il girone eliminatorio al primo posto, si è qualificata insieme alle sue colleghe agli ottavi di finale di Coppa Italia. Sfiderà a breve il Milan nel primo derby della Madonnina tutto al femminile.

MANUELA GIUGLIANO, classe 1997, ruolo: centrocampista. Pordenone, Torres, Mozzanica, Verona, Brescia. Oggi centrocampista del Milan e della nazionale italiana. Con le Azzurre Under-17 ha conquistato il terzo posto nel Campionato europeo di categoria 2014 e nel Mondiale di Costa Rica. Una delle promesse del calcio femminile italiano, protagonista dell’azione che ha portato al 2-0 decisivo nel primo derby contro la Juve.

Il calcio femminile sta finalmente prendendo piede anche in Italia, dalle suffragette alla partita di pallone. Oltre i luoghi comuni, in cosa differisce, se differisce, il calcio femminile da quello maschile?

D: Non credo ci siano differenze particolari, si parla dello stesso sport. Che sia femminile o maschile si tratta di calcio. Chiaramente la struttura fisica delle donne è per natura diversa da quella degli uomini. Detto questo, penso che il calcio femminile vada apprezzato al di là del paragone con quello maschile. Si parla di calcio e di sport.

G: Fatalità quest’anno ricorre il centenario del diritto di voto alle donne. Pensandoci 100 anni non sono molti ma il movimento delle suffragette affonda le sue radici ancor prima, ovvero nel periodo della rivoluzione francese. A dimostrazione del fatto che le donne hanno fatto e fanno fatica a far valere i propri diritti. Oggi il calcio femminile, in Italia, sta cominciando a raccogliere i risultati di un lavoro che hanno intrapreso molte mie compagne ed ex compagne di squadra più di qualche anno fa.  Per me differisce solo per l’aspetto “spogliatoio”. Per il resto trovo che sia identico.

Roberta D’Adda

L’attenzione mediatica ha cambiato qualcosa nelle vostre abitudini quotidiane da un punto di vista tecnico in allenamento? È uno stress o uno stimolo?

D: Non è cambiato nulla. Continuiamo ad essere noi stesse, con la passione che ci ha sempre contraddistinte, e con grande voglia di fare. Anzi, da donne questa attenzione è solo uno stimolo in più.

G: Cambiamenti direi di no. Prima ci allenavamo tutti i giorni con la massima intensità e adesso facciamo lo stesso, che si chiami AC Milan, CF Brescia o Torres. Certo è che l’attenzione mediatica sta permettendo a molte di noi di farsi conoscere. In tantissimi mi scrivono tutti i giorni per quello che faccio sul rettangolo da gioco, al di là dei colori della maglia che indosso. Questo per me è molto stimolante. 

Manuela Giugliano

Il primo derby della madonnina oltre un secolo fa, in Svizzera. Due tempi da 25’ ciascuno che a mala pena ne fanno uno di oggi. L’Inter di allora già internazionale, il Milan tutto italiano. A dicembre il derby di coppa italiana femminile. 18 ottobre 1908 – 8 dicembre 2018, dalle maglie in lana al sesso dei giocatori, cosa è cambiato in 100 anni di calcio e di derby?

D: Il derby è sempre un match speciale, sia da giocare che da vivere. L’8 dicembre ci sarà l’opportunità di giocare contro il Milan, una squadra molto forte e che milita nel campionato di Serie A. Dal canto nostro metteremo in campo tutto il possibile, come del resto facciamo in tutte le partite.

G: Penso che l’emozione sarà tanta perché vivere da protagonisti “la prima volta” è sempre un’esclusiva di lusso! Purtroppo abbiamo dovuto aspettare 100 anni, ma dobbiamo pensare alla stracittadina come un incontro tra due club che hanno una grande storia e noi la sentiremo tutta sulla nostra pelle.

Lo stadio per voi è solo campo da gioco oppure ogni tanto salite anche sugli spalti? Da giocatrici vi appassiona anche il calcio da tifose?

D: Ogni tanto ci piace andare allo stadio e vivere la partita dagli spalti. Osservare dal vivo il match è molto utile perché si possono capire tante cose a livello tecnico, ma anche tattico. Determinati dettagli non si riescono a cogliere né giocando, né guardando le partite dalla tv.

G: Io sono una super tifosa della Juventus e appena ho modo non perdo occasione per andare allo stadio a guardare la mia squadra del cuore. Rimango sempre senza parole perché il calcio maschile mi ha sempre appassionata e ispirata. 

Roberta D Adda

Tornando al calcio giocato, qual è il rapporto con le vostre colleghe? In campo tacchetti e sudore, fuori rivalità o stima? 

D: Non c’è nessuna rivalità. In campo ci si dà sempre battaglia, ma fuori c’è sincero e reciproco rispetto. Per le altre giocatrici nutro grande stima perché, come me, danno il 100% per lo sport che praticano.

G: Un rapporto estremamente professionale in campo, ci si aiuta e ci si confronta. Fuori dal campo ci comportiamo come ragazze normali, viviamo la nostra età. Certo, un po’ di sana rivalità c’è sempre ma fa parte dell’essere donna, poi in campo sempre unità d’intenti senza ombra di dubbio.

6. Da Cabrini alla Bertolini in nazionale. Cambia qualcosa nell’essere guidate da un uomo o da una donna?

D: La mia esperienza personale mi porta a dire che non cambia più di tanto. La donna, rispetto all’uomo, riesce a essere più psicologa. E in uno spogliatoio come quello femminile dove una delle maggiori difficoltà è la gestione, questo è un dettaglio molto importante. 

Manuela Giugliano

G: Per me personalmente non cambia molto essere allenati da un uomo o da una donna, cerco di dare il massimo sempre. Chiaramente bisogna riconoscere che una donna riesce a gestire in maniera più fluida uno spogliatoio di donne che giocano a calcio.

A giugno 2019 l’Italia parteciperà ai mondiali femminili in Francia: cosa vi aspettate dal punto di vista sportivo? E mediatico?

D: C’è da riconoscere innanzitutto che quello raggiunto dalle ragazze è un traguardo fondamentale. Mi aspetto un seguito importante e soprattutto un grande interesse da parte della stampa, un Mondiale è sempre un evento mediatico rilevante. Che si tratti di uomini o donne fa poca differenza, spero che in tanti faranno il tifo per l’Italia.

G: Mi aspetto grande attenzione dai media e spero che sia anche l’occasione per dare ulteriore slancio a tutto il movimento. La visibilità tuttavia è secondaria ai risultati sportivi e noi siamo pronte a dare battaglia a qualsiasi nazionale cercando di portare a casa dei risultati importanti. Non solo sportivi.