Sole che batte sul campo di pallone e terra e polvere che tira vento…La leva calcistica del quartiere Tamburi, a Taranto, è quella che Fulvio Colucci e Lorenzo D’Alò, giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno, raccontano in Ilva Football Club (edizioni Kurumuny).

Un libro scritto a quattro mani per raccontare una storia che ci riguarda tutti, una Spoon River che si è consumata su un campo di calcio in terra battuta a Taranto negli anni ‘70-’80.
Siamo nella città pugliese, a pochi passi dall’Ilva, la fabbrica che produce lavoro e morte, dolore e spavento.
Il quartiere Tamburi si sveglia presto la mattina. Tutti in fabbrica o quasi. L’acciaieria, attaccata al rione, non dorme mai e ha un respiro come rumore di bombardamento. Sembra vegliare il quartiere, ma in realtà il suo alito sprigiona tutto l’inquinamento che ha in corpo, un corpo dalle viscere profonde e putride.

Una generazione di calciatori spazzati via dal cancro

Un male oscuro provocato dal “colosso d’acciaio” è protagonista di questo racconto collettivo, una squadra ricostruita mettendo insieme le “figurine” di questi ragazzi che hanno lasciato sul campo sportivo Tamburi vecchio i loro anni migliori.
-Ascolta questa formazione: La Carbonara, Ripiano e Papalia; De Tuglio, Andrisani, Guarino; Catapano, Casile, D’Alò, De Gennaro, Capozza. Ilva Football Club. Perché giocavano a calcio e finirono quasi tutti in fabbrica. Perché sono morti di cancro. Tutti. Ne avremmo fatte scendere in campo a decine di squadre così. Vestendo la maglia grigia.
Un libro che usa il calcio per raccontare il disastro ambientale di una città. Ricostruire la storia della Labor, la squadra con la maglia grigia come il colore dell’acciaio, vuol dire anche consegnare ai lettori una storia di gol e di veleni per non dimenticare e per recuperare la memoria di tutti.
-Perché tutti devono sapere, perché la nostra mente si rifiuta di pensare che sia tutto finito, perché vorrei riaprire quel campo e togliere i ragazzi dalla strada.