«Conoscere la storia può non essere utile in sé, ma aiuta a non fare brutte figure. Qualche anno fa un superficiale, dotato però della ribalta di un quotidiano nazionale, scrisse (ricordo il concetto, non le parole precise) che sotto le Feste la Premier League, con la scusa di stipendi molto alti, costringeva i giocatori a turni molto ravvicinati. Ma in realtà quando ancora la prima serie si chiamava First Division e gli stipendi erano molto inferiori su ogni parametro, si giocava di più, in tutte e quattro le serie. Qui il 1977-78, quando era già cessata l’abitudine di giocare il 25 e 26. E comunque ancora fino a pochi anni fa i turni festivi erano quattro, ora sono scesi a tre…».

Scrive così il grande giornalista Roberto Gotta sul proprio profilo Facebook. Lui il calcio inglese lo conosce davvero, lo vive e respira da anni, solo che, in Italia, continuiamo a preferire le campagne elettorali al giornalismo e alla politica. Così ci troviamo un Ministro dell’Interno che mangia pane e Nutella mentre crolla Catania e viene ucciso un collaboratore di giustizia sotto protezione a Pesaro.

Così ci troviamo a raccontare di una Serie A tornata a brillare grazie all’arrivo di CR7; a dare colpa ad allenatori, arbitri e infortuni per i risultati altalenanti delle cosiddette Big, mentre la verità dice che i pezzi pregiati sono d’ottone e la maggior parte degli attori sono manici di scopa.

Non bastano proclami a sollevare un paese. Non bastano articoli sensazionalistici, opinioni visionarie e storytelling ipnotici a restaurare un movimento calcistico in cui due quarantenni come Quagliarella e Pellissier fanno la stessa figura di Tevez e Ronaldinho quando, ormai al tramonto, sono rientrati in Sudamerica a fare i fenomeni in campionati tra scapoli e ammogliati. La grama figura rimediata dal nobile River Plate contro l’Al-Ain –  così come lo scarso interesse mediatico suscitato dal Mondiale per Club – dimostra che non c’è più concorrenza tra Europa e resto del Mondo; eppure viviamo di fantasie ancestrali e così Boca Vs River diventa la partita del Secolo.

Servirebbe un bagno d’umiltà e consapevolezza. Analisi realiste e non campagne elettorali. Meno nomi e stipendi fantasmagorici, più calciatori funzionali. Investire in strutture e non in pomi d’ottone e manici di scopa. Far tacere per contratto alcuni presidenti e affidare le squadre a dirigenti e ad allenatori che conoscano il calcio e lo ricostruiscano, anche in Italia, dalle basi.

Sarebbe il caso di farla finita anche con l’anti-juventinismo di maniera; di capire che, per raggiungere la Juventus, occorre costruire un progetto, non lamentarsi del fatturato e delle presunte sudditanze altrui. Non si firma un contratto record con adidas per caso, perché non si vince a ripetizione per caso.

È ora che si guardi in faccia la realtà; smettiamola di raccontare agli appassionati che il quarto posto vale un carosello in centro perché: tanto la Juve…

È ora che si smetta di lucidare pomi d’ottone e che si cerchi di far passare manici di scopa per oggetti di piacere. Perché poi, quando finisce la vaselina, fa più male.
Perché quando ti accorgi che il Milan non è a livello della Juventus, fa più male; perché quando scopri che l’Inter non è l’outsider della Champions League, fa più male; perché quando Di Francesco si toglie gli occhiali e scopri che non è Harry Potter, fa più male; perché quando ti accorgi che non era tutta colpa di Sarri, che Gattuso non può trasformare il piombo in oro e che Nainggolan non fa così tanto la differenza, si fa più fatica ad accettare la realtà.

Perché, quando ti svegli tutto sudato e scopri che, nonostante il Boxing Day, la Serie A non si è trasformata nella Premier League, ti rendi conto di avere davvero esagerato a Natale. Ti ricordi che gli inglesi hanno il Boxing Day mentre noi abbiamo il bidet e, visto il momento storico, in Italia, mantenere vive le tradizioni sarebbe ben più utile che imitare gli altri.

«Conoscere la storia può non essere utile in sé, ma aiuta a non fare brutte figure […]». Scrive così l’amico Roberto Gotta sul proprio profilo Facebook. Ha ragione. Sarebbe il caso che si ritornasse a studiare davvero, con umiltà. Servirebbe soprattutto al branco dei beceri tifosi.

Scimmiottare gli altri non migliora la situazione, rende semplicemente patetici.

Torniamo a preoccuparci della palla che rotola, come direbbe Zvonimir Boban. Se in campo tornerà a esserci il Calcio, il resto sarà una semplice conseguenza. Come quando erano gli altri a scimmiottare gli italiani, mentre a noi non serviva né il Boxing Day per far andare le famiglie allo stadio, né la Supercoppa italiana in Arabia per i diritti Tv: che, a pensarci bene, è anche questa una bella contraddizione.