In attesa del prossimo cartaceo di Sport Tribune e Soccer Illustrated – che vedrà protagonista Demetrio Albertini e quel fantastico 1994 che ormai dista 25 anni -, ecco l’intervista per lo speciale Gran Galà del Calcio 2018.

Ex calciatore, Demetrio mantiene il suo istinto da regista anche nella vita, dove detta i tempi nel ruolo di dirigente e imprenditore; proprietario di Dema4 con Manuela Ronchi con cui, tra le varie attività, organizza ogni anno il Gran Galà del Calcio.

Dallo Speciale Gran Galà del Calcio 2018, distribuito un mese fa anche a Pitti Uomo.

Intervista di Tommaso Lavizzari. Foto di Maurizio Borsari.

Sei stato calciatore, dirigente e oggi sei imprenditore con la tua Dema4, società specializzata in sport marketing, team experience e sport events: come sei arrivato a quest’ultima fase della tua vita?

Mi sono sempre ritenuto un ragazzo normale che ha fatto qualcosa di speciale, mai un ragazzo speciale che ha fatto qualcosa di normale. Mi ritengo tutt’ora così, quindi riesco a vivere ogni mia esperienza con grande entusiasmo e responsabilità. Sono stato prima calciatore, poi dirigente sportivo e ora sono imprenditore. In tutte e tre le mie professioni ho sempre cercato di portare con me il bagaglio delle mie esperienze e delle mie regole gestionali, che mi hanno accompagnato fino a quel momento. Dopo l’esperienza in federazione ho dovuto e ho voluto strutturarmi scegliendo una socia, affinché le competenze di entrambi potessero unirsi e risultare ancora più efficaci.

Il tuo rapporto con la tua socia Manuela Ronchi?

Il mio rapporto con Manuela Ronchi è fatto prima di tutto di fiducia e di confronto. Se devo dire la cosa fondamentale che ci ha fatti incontrare è la stima: la stima in quello che una persona può dare all’altra, aiutandola nel reale e nel quotidiano a crescere, avere una visione diversa per ottenere grandi risultati insieme.

Mandatory Credit: David Cannon/Allsport

Sei sempre stato un regista, sia in campo che come dirigente e oggi lo sei con la Dema4: quali differenze e analogie hai trovato in questi tre ruoli?

Quando sei in mezzo al campo a fare il regista, devi avere innanzitutto una visione a 360°: devi essere cosciente di avere alle spalle la cosa da difendere insieme ai tuoi compagni, la tua porta. Però devi essere bravo a guardare in avanti e decidere la strategia migliore per andare a fare goal, valorizzando le qualità dei tuoi compagni. Allo stesso modo, da imprenditore, lo faccio tutti i giorni con i miei collaboratori.

Dagli autografi ai selfie: com’è cambiato il mondo della comunicazione legata al calcio?

Selfie e autografi sono la prova di un incontro speciale. Le foto odierne raccontano immediatamente la storia; l’autografo invece, personalmente, lascia spazio al racconto delle emozioni dell’incontro.

Gran Galà del Calcio che cade nell’anno del 50° dell’AIC: quanto è utile nella progettazione di un evento come questo avere una visione da ex-calciatore e dirigente, oltre che da organizzatore dell’evento?

Credo che una delle mie fortune sia proprio quella di aver operato nelle vesti di tutte e tre le figure che interverranno al Galà. Aver contribuito all’organizzazione di questo evento è per me un grande piacere, soprattutto abbiamo cercato di valorizzare quelli che sono i protagonisti, i calciatori premiati. Sostanzialmente, i dirigenti fanno la prosa, i calciatori fanno la poesia.