Orgogliosi di presentarvi la nostra intervista a Stefano Fogliata, scrittore del documentario «Footballization», nel quale vengono raccontate le storie dietro i campi profughi libanesi. Fra giocatori leggendari e storie di tutti i giorni, il film è un preziosissimo documento su delle realtà ricolme di tesori nascosti.

FootballizationK: Da dove nasce l’idea di Footbalization?

S: L’idea nasce da una chiacchierata che ho avuto con i due registi Francesco Furiassi e Francesco Agostini, i quali si erano già dedicati a progetti simili in passato. Il progetto li ha subito convinti e a quel punto ci siamo finalmente incontrati dal vivo. Io abitavo già da 2 anni in Libano e, una volta arrivati anche i registi, ci siamo messi subito ad organizzare il film. Inizialmente doveva essere un corto, ma poi abbiamo deciso di trasformarlo in un documentario per raccontare al meglio queste storie.

Com’è cambiata la vita e il calcio dei campi profughi in questi ultimi anni?

Footballization
Louay, il n°10 protagonista di Footballization

S: I campi profughi fino al 2011 erano abitati sostanzialmente dai palestinesi, dal 2012 al 2015 la popolazione è però raddoppiata a causa del massiccio arrivo dei siriani in fuga dalla guerra. La cosa è molto visibile anche nel nostro documentario, nel quale i 4 protagonisti incarnano appieno alcune delle storie che popolano questi luoghi.

Il primo è un palestinese cresciuto in Libano, che è riuscito a svoltare nel campo, il secondo è un profugo palestinese giunto dalla Siria, n°10 della squadra, ha provato ad arrivare in Europa ma è stato bloccato ad Istanbul. Gli altri 2 sono due compagni d’infanzia del n°10, anche loro cresciuti nel capo profughi di Yarmouk in Siria.

Chi è Jamal Al Khatib?

S: Jamal Al Khatib è l’unico calciatore nella storia ad aver giocato per 3 diverse nazionali: Palestina, Libano e Qatar. Cresciuto in un campo profughi, a 16 anni verrà acquistato dal Nejmeh, storica squadra libanese di cui diventerà stella assoluta. Proprio per questo nel “73 gli verrà dato un passaporto per giocare con la nazionale locale, valido però solo per le trasferte. Nel “75, 2 settimane prima che scoppiasse la Guerra civile, giocherà persino con Pelè in un’amichevole andata in scena a Beirut. Poco dopo gli verrà offerta la possibilità di andare in Qatar, dove verrà subito naturalizzato e dove giocherà 2 anni prima di far ritorno al Nejmeh.

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Stefano Fogliata con il leggendario Jamal Al Khatib

Nel “82, dopo Sabra e Shatila, lo stadio del Nejmeh diventerà una base israeliana e proprio lì verrà portato da dei soldati sionisti. Una volta entrato però tutto il popolo ha iniziato a battere le mani, tanto da indurre i militari a crederlo un politico, alla domanda lui rispose che “non aveva partito ma il suo popolo era intorno a lui”.

Nella trama del film fate riferimento ad un campionato palestinese “parallelo”, puoi spiegarci di più?

S: Dipende dalla differenza di regolamento Siria e Libano: nel primo paese palestinesi e locali erano pressoché equiparati, mentre nel secondo ne può essere schierato solo uno per formazione. Tutt’oggi a questo popolo sono precluse moltissime professioni e il calcio diventa spesso unico sfogo e fonte di riscatto.

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Pelé con la maglia del Nejmeh

Il “calcio parallelo” nasce negli anni “70, quando diversi imprenditori palestinesi iniziano ad investire sempre di più sui propri connazionali, aumentandone incredibilmente il livello. In quegli anni questo campionato diventerà il più ricco del paese, spingendo diversi campioni autoctoni a preferire il campionato dei profughi a quello ufficiale. Con la fine della Guerra civile le cose cambiate ma nel 2016 è comunque nata una filiale per i palestinesi qui in Libano.

Nel film “L’insulto” di Ziad Doueri viene mostrato quanto tutt’oggi le ferite della Guerra civile libanese siano presenti negli abitanti. Oltre alle limitazioni riguardo ai numeri, quanto sono ancora percepibili nel calcio queste cicatrici?

S: In realtà il calcio libanese nel nostro documentario è il coprotagonista e quindi segue, un po’ come un’ombra, le vicende del campionato palestinese in questa sorta di inversione di ruolo. In realtà la settarizzazione in Libano è percepita tutt’oggi ma non tanto dalle persone che ci vivono quanto più da quelle che ne scrivono. Nel nostro documentario abbiamo invece portato l’esempio di come il calcio abbia una sua dignità unica, con delle rivalità che molto spesso travalicano e contraddicono queste divisioni.

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Tifosi dell’Ahed alla vittoria del titolo

Il caso più eclatante è quello legato alla tifoseria del Nejmeh, una squadra che viene sempre percepita come la squadra tifata da tutti i libanesi. La questione diventa però molto interessante nel derby con l’Al Ahed, squadra che invece viene percepita come emanazione diretta di Hezbollah. Se si pensa che i tifosi del Nejmeh vengono sopratutto dal Sud e sono sciiti, il fatto di tifare contro quel club sembra qualcosa di impossibile pensando alle classiche divisioni a cui siamo abituati. In realtà il discorso che fanno la maggior parte delle persone è “prima la maglia e poi il resto”, che in realtà non è molto lontano da quello italiano.

Come sei venuto per la prima volta in contatto con le realtà di Footballization? Che rapporto hanno i libanesi con il calcio italiano?

S: Viene raccontato all’inizio dai miei compagni di squadra, c’era l’idea di non essere solo una visuale da “italiano in Libano”, ma qualcosa che potesse raccontare a 360° gradi questa realtà, anche, e soprattutto, dagli occhi dei protagonisti. Quindi diciamo che per questo vi invito a vedere il film. La cosa secondo me interessante è come nato il tutto, ovvero per caso, da incontri fortuiti che in 3 anni mi hanno permesso di distanziarmi sempre di più dalla realtà ufficiosa con cui vengono spesso raccontati i fatti.

Quando e dove sarà possibile guardare il film?

S: Vi possiamo anticipare che da settembre sarà proiettato nei cinema italiani grazie ad una collaborazione con Mescalito Film, quindi sono orgoglioso di dire che “vi aspettiamo nei migliori cinema”.

Grazie mille ancora Stefano Fogliata per averci permesso questo viaggio incredibile e pieno di storie. Un’intervista che vorremmo non fosse mai finita dalla quantità di storie che ne sono nate, siamo davvero ansiosi che arrivi settembre, se questa era “un’introduzione” non possiamo che attendere il “piatto forte”. Trovate Footballization su Facebook e una promo speciale su YouTube.

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