Il Parma è tornato in Serie B. Due promozioni in due anni e la netta sensazione che ci sia la voglia di tornare tra i grandi. Vince contro l’Alessandria, protagonista (come per altro il Parma) di una regular season altalenante. Il 17 Giugno 2017 rimarrà una data storica per tutti i tifosi del Parma.

Io, in quanto tale, vi voglio raccontare come l’ho vissuta.

 La mia finale è iniziata qualche giorno prima, addirittura prima della semifinale. Mi squilla il cellulare. E’ il mio datore di lavoro che mi chiede se sono disposto a fare 6 ore di straordinario Sabato 17. Un po’ per fare bella figura, un po’ perché sono convinto di non avere altri impegni, accetto.
Il giorno della semifinale, dopo un misto di tensione e gioia, inizio a provare una sensazione di gelo (molto strana, visti i 35 gradi all’ombra). La finale si disputerà sabato 17, appunto. Il panico. Comincio a fare calcoli su calcoli per capire che distanza intercorra tra Parma e Firenze. Penso a noleggiare un elicottero o un jet privato, ma credo che il mio conto in banca non sarebbe tanto d’accordo. Fine dei giochi, la guarderò da casa. Poco male, se dovesse andare bene, andrò a Parma a festeggiare.

C’è la finale, ma io sono Alan Tonetti. 

Il giorno è arrivato. E’ sabato mattina, precisamente le 6.30. Mio padre irrompe nel silenzio della mia camera: “Svegliati che si è allagata la cucina”. Senza capire cosa stia succedendo, mi ritrovo con degli stracci in mano a raccogliere litri e litri d’acqua. E vado avanti per 3 ore. Giusto il tempo per farmi una doccia e mi dirigo a lavoro.
Nonostante il mal di schiena, regalo dell’allagamento, tutto mi sorride. Mancano poche ore alla finale, potremmo tornare in B. Nulla può andare storto oggi (o quasi). Dalle 15 controllo l’orologio ad intervalli regolari (ogni due minuti circa). La tensione è alle stelle. Alle 17.59 sembro Usain Bolt ai posti di partenza. Scatto verso lo spogliatoio, mi cambio come neanche Brachetti saprebbe fare e mi ritrovo in macchina con la radio sintonizzata sulla radiocronaca della gara. Arrivo a casa con una velocità che, probabilmente, mi avrebbe consentito di arrivare puntuale a Firenze per vedermi il secondo tempo. A saperlo prima…
Finalmente sono sul divano, davanti alla tv. Il Parma inizia a spingere. Mia mamma entra in sala e mi chiede quale orario farò domani a lavoro. Non faccio in tempo a guardare il telefono che Calaiò, con una magia, fa segnare Scavone. E’ 1-0, ma io non l’ho visto. Esultanza moderata, è ancora dannatamente lunga. La partita, nonostante il caldo, viaggia su ritmi alti.
E’ troppo alta la posta in palio. Tutte le volte che tocca palla Capitan Lucarelli mi sento una ragazzina al concerto di Tiziano Ferro. La partita continua. Non lo ammetto per scaramanzia, ma stiamo sovrastando l’Alessandria. Poi la sfiga fa nuovamente capolino nella mia giornata. Mi tocca scendere per raccogliere ancora acqua, che nel frattempo non si è fermata. Nemmeno a dirlo, mio padre corre sulle scale al grido “Due a zerooo!”.
Non ci credo, mi sono perso anche questo. Sono un moderno Alan Tonetti. Questa volta posso esultare con più vigore. A 5 minuti dalla fine comincio a saltellare: siamo davvero in Serie B. Poi l’esultanza, le lacrime del Capitano, i tifosi gialloblù in delirio. Come il loro striscione, “IO E TE, COME NELLE FAVOLE”.

La festa in città

A questo punto è deciso: devo andare a Parma. Comincio a sentire qualche mio amico. Alla fine ci accordiamo, faremo una macchinata per andare in Piazza Garibaldi ad aspettare la squadra. O meglio, avremmo dovuto fare. Eh sì, perché l’orario di partenza è fissato per le 23.30 ed io, visto che manca più di un’ora, decido di coricarmi. Non l’avessi mai fatto.

 Più che la fede, poté la stanchezza (e il mal di schiena).
Stamattina, nonostante l’incazzatura per essermi perso una bellissima festa, mi sono svegliato con il sorriso. Ancora a letto, ho ascoltato il discorso alla squadra di Lucarelli prima del match e mi sono emozionato. Oggi è domenica e ho 8 ore di lavoro che mi aspettano. Ma siamo tornati in Serie B, e del resto, onestamente, che cazzo me ne frega?